L’uomo e l’intelligenza artificiale

Esploriamo l’impatto dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’istruzione e delle sfide etiche nell’uso dell’IA e scopriamo come stia rivoluzionando l’apprendimento ed il suo potenziale nel rendere l’istruzione più personalizzata ed inclusiva.

A dicembre 2021, dalla società Engineered Arts, è stata presentata Ameca, un robot umanoide dotato di intelligenza artificiale, in grado di riprodurre le espressioni facciali umane.
Di fronte a questa notizia sorge spontanea una domanda: come sarebbe vivere con un robot umanoide?
Ian McEwan ha provato ad immaginarlo già nel 2019 nel suo libro “Macchine come me”, ambientato negli anni Ottanta a Londra.
Lo scritto ha come protagonisti Charlie e Miranda, una giovane coppia che però non abita da sola, insieme a loro c’è Adam uno dei primi esseri umani artificiali in vendita.
Adam si muove come un essere umano, parla come un essere umano e prova addirittura dei sentimenti, ma ciò che non riesce a fare è comprendere la natura umana; infatti, i suoi ragionamenti si basano su alcuni principi razionali, perciò non è in grado di capire le contraddizioni degli uomini e non riesce a spiegarsi l’esistenza della schiavitù, dei genocidi, degli stupri.
Per questa ragione Adam denuncia Miranda, sostenendo di farlo per il suo bene poiché la ragazza aveva commesso un reato alcuni anni prima e, secondo lui, non potrebbe trovare pace senza affrontare la giustizia: questo è il suo modo di amare.
Agisce secondo criteri perfettamente logici ma distanti anni luce da quelli degli esseri umani.

In effetti la natura umana non è lineare, le azioni degli uomini non sono guidate da circuiti elettronici e spesso questo li induce a commettere degli errori anche gravi.
Forse, proprio per questa ragione, riscuote tanto successo l’intelligenza artificiale.
Elaborare una definizione non è affatto semplice, ma possiamo dire che, secondo la Strategia dell’Unione europea per l’Intelligenza Artificiale, “quest’ultima si riferisce a sistemi che mostrano un comportamento intelligente nell’analizzare il loro ambiente e intraprendere azioni, con un certo grado di autonomia, per raggiungere obiettivi specifici”.
Si utilizza in tutti i campi, per esempio in quello militare, con i droni telecomandati a distanza, nella ricerca e perfino in Borsa.

Uno dei vantaggi più grandi dell’IA è la sua capacità di elaborare grandi quantità di dati molto velocemente, aiutando così gli uomini ad affrontare le questioni amministrative e permettendo loro di dedicarsi a lavori più stimolanti come, ad esempio, aiutare la ricerca in qualsiasi campo, incluso quello dell’istruzione.

Non mancano comunque alcuni aspetti negativi, ad esempio la questione etica sollevata tra gli altri dall’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, rappresentante permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, il quale ha detto:
“Quando un drone armato viene pilotato a migliaia di miglia di distanza, chi ha la responsabilità delle violazioni umanitarie compiute attraverso il suo utilizzo?”

Inoltre, c’è la questione della sicurezza in caso di eccessiva dipendenza dalla tecnologia, per esempio, se affidassimo ad un robot tutte le operazioni di amministrazione pubbliche e private, cosa accadrebbe in caso di blackout?

Perfino la premier, Giorgia Meloni, durante il suo intervento all’ONU ha detto: “Eravamo abituati ad un progresso che aveva come obiettivo ottimizzare le capacità umane, e oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituirle. Non possiamo commettere l’errore di considerare questo dominio una sorta di ‘zona franca’ senza regole, serve dare applicazione pratica al concetto di algoretica, ovvero dare un’etica agli algoritmi”.

D’altronde lo stesso Elon Musk, fondatore di OpenAI insieme ad altri 400 scienziati di tutto il mondo, ha scritto una lettera aperta su questo argomento, dicendo: “I nostri sistemi di intelligenza artificiale dovranno fare quello che noi vogliamo che facciano”.

In ogni caso, di fatto, questo tipo di tecnologia fa parte del nostro presente, anche in un settore delicato come quello dell’istruzione che è determinante per il futuro della nazione.

In effetti nell’ambito del PNRR il Ministero dell’Istruzione sta realizzando il Programma “Scuola digitale 2022 – 2026”, composto da quattro iniziative:

  • la migrazione al cloud mira a realizzare la migrazione dei servizi/applicazioni delle Istituzioni scolastiche verso infrastrutture e soluzioni qualificate;
  • la piattaforma “PagoPA” che permette una gestione digitale di tutti i pagamenti effettuati dai cittadini verso la pubblica amministrazione, garantendo una migliore tracciabilità dei pagamenti, la gestione centralizzata degli incassi, l’ottimizzazione dei processi amministrativi ed un significativo risparmio in termini di risorse, tempi e costi;
  • un modello standard di sito web istituzionale, messo a punto dal Ministero dell’Istruzione, che facilita l’accesso ai servizi digitali scolastici e garantisce informazioni sempre aggiornate;
  • l’accesso ai servizi digitali tramite SPID e CIE, sicuro e veloce nel rispetto della privacy degli utenti.

Tuttavia, la vera rivoluzione tecnologica nelle scuole riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei metodi educativi, secondo l’Agenzia per l’Italia Digitale, l’IA potrebbe fornire alla scuola degli strumenti innovativi per la valutazione, per la personalizzazione del materiale didattico, per il tutoring automatizzato e per il miglioramento dell’inclusività.
Grazie al supporto dell’IA gli insegnanti avrebbero a disposizione dati approfonditi per ogni singolo studente, che permetterebbero di individuarne i punti di forza e di debolezza e di sviluppare contenuti personalizzati.

Inoltre, ne sarebbe avvantaggiato anche lo studio individuale, perché gli studenti potrebbero mettersi alla prova con degli strumenti di autovalutazione tramite esercizi aggiuntivi ed interrogazioni virtuali, aumentando così la consapevolezza sul proprio grado di preparazione.

Da non dimenticare l’utilizzo di tale tecnologia per favorire l’apprendimento e le relazioni nei bambini con disturbi dello spettro autistico e per sviluppare soluzioni a favore di studenti BES o DSA, aiutando così l’inclusione dei soggetti più fragili nell’ambiente dell’istruzione.
Questi nuovi strumenti migliorerebbero la qualità della didattica, lavorando sull’individuo e non solo sulla classe.

Ma l’intelligenza artificiale sarà all’altezza di questa prova?
Saprà davvero offrire un supporto nel percorso formativo di una creatura che non comprende fino in fondo?

Non dimentichiamoci la storia di Adam (citata nelle prime righe dell’articolo) il quale è in grado di analizzare pensieri ed azioni delle persone e sa amare ma gli è impossibile comprendere che nella ragione dell’essere umano, c’è anche un pizzico di irrazionalità che non può essere inserita in uno schema logico.

Di certo la tecnologia può superare i limiti della natura umana, aiutandoci a rispettare quelle regole che noi stessi le abbiamo insegnato e da cui talvolta noi in primis ci discostiamo.

Ma una frase famosa recita:
“Ho imparato così tanto dai miei errori, che sto pensando di continuare a farne”.
Ed allora sorge il dubbio che, nel tentativo di superare i limiti della natura umana, ci stiamo precludendo l’opportunità di poter sbagliare per continuare ad imparare dai nostri stessi errori.

Voi che ne pensate?

A cura di Valentina Colombo, Studentessa Universitaria e Coordinatrice Provinciale UCDL Como.

In Redazione Nadia Copetti, autrice.

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